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Anno sabbatico e lavoro… due temi caldi e apparentemente in contrasto.
Se stai leggendo questo articolo, è possibile che tu stia valutando l’idea di prenderti un anno sabbatico… O perlomeno, ti piacerebbe.
D’altronde, chi non vorrebbe prendersi un periodo di pausa dalla frenesia della propria vita per viaggiare, sperimentare, dedicarsi a sé stess* e alle proprie passioni?
Non esiste un momento “giusto” o “sbagliato” per lanciarsi in questo tipo di avventura: puoi farlo – e ti consiglio vivamente di farlo – a qualsiasi età e in qualsiasi fase della vita in cui ti trovi (sì, anche se non hai più 20 anni e hai già un lavoro stabile).
Infatti, le ragioni che dovrebbero convincerti a prendere un periodo sabbatico sono davvero innumerevoli e i benefici impagabili: ne parlo qui.
Tuttavia, in Italia concedersi un periodo sabbatico viene spesso giudicato come “un’inammissibile perdita di tempo” (…), figuriamoci se farlo comportasse perdere il lavoro: “pura incoscienza!” (…).
Ma c’è una buona notizia: non è detto che tu debba ricorrere alle dimissioni pur di vivere questa incredibile esperienza.
È quindi possibile prendere un anno sabbatico senza lasciare il proprio lavoro?
La risposta è: sì, è possibile. Un anno sabbatico infatti non è solo un “modo di dire”, ma un diritto dei lavoratori sostenuto da una legge propria.
Esistono 2 possibilità per il lavoratore italiano che vorrebbe chiedere un periodo sabbatico: il congedo per formazione e l’aspettativa per motivi personali.
Ma facciamo chiarezza.

IL CONGEDO PER FORMAZIONE
Il concetto di ‘anno sabbatico’ è stato introdotto in Italia dalla Ministra Livia Turco con la legge n.53, 8 marzo 2000, nella quale rientrano i congedi parentali, per maternità, formazione e gravi motivi familiari.
L’anno sabbatico, dunque, inteso come “un periodo di interruzione nella carriera lavorativa di una persona, preso allo scopo di dedicarsi ad una particolare attività diversa dall’attività lavorativa o di esaudire un desiderio” rientra tra i ‘congedi di formazione’ dell’art.4.
È dunque possibile richiedere questo tipo di congedo per completare o conseguire un titolo di studio, un diploma, una laurea, ma anche attività diverse da quelle previste o finanziate dal proprio datore di lavoro.
Un esempio tra tanti? Seguire un corso formativo/linguistico all’estero e approfittare per viaggiare nel paese in cui ti trovi.
Chi può richiedere il congedo per formazione?
Secondo l’art.4, possono richiedere un congedo per formazione:
"[...] i dipendenti di datori di lavoro pubblici o privati, che abbiano almeno cinque anni di anzianità di servizio presso la stessa azienda o amministrazione, possono richiedere una sospensione del rapporto di lavoro per congedi per la formazione per un periodo non superiore ad undici mesi, continuativo o frazionato, nell'arco dell'intera vita lavorativa."
Sarà possibile chiedere nuovamente un congedo per formazione nel caso si cambiasse datore di lavoro.
Le condizioni
Sempre l’art.4 della legge 53/2000:
"[...] Durante il periodo di congedo per la formazione il dipendente conserva il posto di lavoro e non ha diritto alla retribuzione. Tale periodo non è computabile nell'anzianità di servizio e non è cumulabile con le ferie, con la malattia e con altri congedi".
Dunque, il congedo per formazione non è retribuito e può essere richiesto per un massimo di 11 mesi (non per forza consecutivi), che il datore potrà decidere di rimandare, suddividere in più periodi o negare del tutto a seconda delle relative esigenze organizzative e lavorative.
Non ti verranno versati i contributi, ma potrai decidere di versare contributi volontari per riscattare il periodo di congedo.
Inoltre, durante il congedo, non potrai impegnarti in nessun’altra attività lavorativa retribuita, ma, a supporto delle spese che dovrai sostenere, potrai richiedere un anticipo del TFR .

L'ASPETTATIVA PER MOTIVI PERSONALI
La seconda possibilità per prendere un anno sabbatico senza lasciare il lavoro è l’aspettativa per motivi personali, a differenza del congedo per formazione, non è sostenuta da una legge ma è prevista dalla maggioranza dei CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro).
Questo tipo di aspettativa non è retribuito, può essere richiesto per un massimo di 12 mesi, richiede un contratto a tempo indeterminato e un minimo di anni di anzianità maturati all’interno della stessa azienda o ente (verifica il numero esatto previsto dal tuo CCNL).
Ti segnalo questo articolo di Tania Fesani sul suo blog mammaioparto.com davvero ben scritto sull’argomento.
Ora vediamo le differenze esistenti tra dipendenti pubblici, dipendenti privati e ricercatori/professori/dirigenti scolastici.
Dipendenti privati
- Aspettativa non retribuita
- Durata dell’aspettativa dai 6 ai 12 mesi, anche frazionati (verifica condizioni del tuo CCNL)
- Richiede un minimo di anni di lavoro maturati nella stessa azienda (verifica il numero esatto previsto dal tuo CCNL)
- Richiede contratto a tempo indeterminato
- Usufruibile una sola volta presso lo stesso datore di lavoro
- Richiesta da presentare con una domanda scritta e motivata (che il datore potrà accettare o rifiutare)
Dipendenti pubblici
- Aspettativa non retribuita
- Durata 12 mesi (frazionati in massimo 2 periodi di 6+6 mesi)
- Non sono richiesti un minimo di anni di lavoro maturati presso lo stesso ente
- Richiede contratto a tempo indeterminato
- Usufruibile una volta ogni 3 anni (anche presso lo stesso ente)
- Richiesta da presentare con una domanda scritta e motivata (che il datore potrà accettare o rifiutare)
Ricercatori, professori e dirigenti scolastici
Il concetto di ‘anno sabbatico’ si è diffuso ed è stato applicato originariamente a partire dalla sfera accademica, inteso come un anno di congedo retribuito alla quale hanno periodicamente diritto i professori e ricercatori universitari per dedicarsi alla ricerca e formazione personale (in Italia è concesso due volte ogni 10 anni).
La stessa aspettativa è fruibile anche dai docenti di ruolo e dirigenti scolastici. In questo caso la motivazione scritta non dovrà essere motivata ma dovrà solo riportare la legge di riferimento (per approfondimenti sull’argomento segnalo questo articolo).
Come presentare (e far accettare) la tua richiesta
Sia nel caso del congedo per formazione che dell’aspettativa per motivi personali, il datore non è mai obbligato ad accettare la tua richiesta, motivo per cui è fondamentale formulare minuziosamente ed efficacemente la propria domanda.
La proposta deve essere presentata in forma scritta e motivata con un preavviso di almeno 30 giorni, ma il consiglio è di parlarne con i tuoi responsabili con quanto più anticipo possibile!
Sii attento e comprensivo: mettiti sempre nell’ottica e nei panni del tuo capo, dei tuoi colleghi e del tuo reparto. Non avanzare la richiesta proprio nel periodo di picco del lavoro, piuttosto individua il momento in cui la tua assenza creerebbe meno disagi e sarebbe più facile per l’azienda sostituirti. Sarà così più probabile ricevere un “sì”.
Ma soprattutto, spiega in che modo intendi sfruttare il tuo tempo in modo produttivo e costruttivo. Illustra le attività che svolgerai durante i tuoi mesi sabbatici, concentrandoti sui benefici e vantaggi che queste potranno apportare alla tua persona e all’azienda stessa.
Marco Togni, nel suo articolo, propone degli accorgimenti molto interessanti per “come chiederlo al capo”.
Corsi di lingua, acquisizione e certificazione di nuove skills, esperienza di vita reale, oltre che tempo, energia e motivazione ritrovati, sono solo alcuni degli aspetti che ti cambieranno solo e soltanto in meglio, incrementando notevolmente il tuo impatto, contributo e produttività lavorativa (e non sono solo io a dirlo, bensì esistono studi a confermarlo e aziende a favore).
La realtà italiana
A differenza di altri paesi nel mondo, in Italia la visione di anno sabbatico come qualcosa che possa andare a vantaggio di un’azienda e non a discapito, ahimè, è ancora ampiamente ignorata.
In molte realtà lavorative, si commette l’errore di vedere il dipendente legato unicamente alla sfera lavorativa, senza considerare quella personale. Non si pensa abbastanza al fatto che per avere una squadra e un’azienda vincenti bisogna avere delle persone motivate e appassionate.
Infatti, per quanto si possa amare ed essere devoti al proprio lavoro, una vita casa-ufficio ufficio-casa weekend repeat, alla lunga può diventare monotona, logorante, piatta… E non sarà difficile perdere ambizione e motivazione per strada.
Un periodo o anno sabbatico può essere la soluzione.
Spezza la routine, prenditi del tempo per sperimentare qualcosa di nuovo, esci dalla tua bolla, riscopri te stesso/a e le tue passioni, viaggia per il mondo, impara nuove cose, rallenta per ritrovare l’energia e il senso in ciò che fai.
Tutto questo, è essenziale per rimanere motivato/a e produttivo/a… nella vita e nella carriera.

Ma ti avverto: se lavori in Italia non sarà facile convincere il tuo capo ad accettare la tua richiesta di assentarti per un periodo sabbatico.
Ma non farti scoraggiare: piuttosto, fa capire a chi di dovere che lasciarti andare non significherà perderti, ma ritrovarti più energico, motivato, consapevole che mai.
Al tuo ritorno, l’esperienza e il valore che potrai trasmettere ai tuoi colleghi e trasferire nel tuo lavoro saranno una doppia conquista, per te e per l’azienda stessa.
Conclusioni
Dunque abbiamo visto come poter conciliare anno sabbatico e lavoro.
Le opzioni per i lavoratori dipendenti in Italia (pubblici e privati) per prendere un anno sabbatico senza lasciare il proprio lavoro sono due: il congedo per formazione (legge 53/2000 art.4) e l’aspettativa per motivi personali (da CCNL).
Entrambe le opzioni non sono mai retribuite, richiedono generalmente un contratto a tempo indeterminato e almeno 5 anni di servizio presso la stessa azienda.
Data la realtà lavorativa italiana, non sarà per niente scontato convincere il tuo datore ad accettare la tua richiesta di aspettativa o congedo.
Ricorda che è principalmente dalle ragioni che fornirai per motivare la tua assenza che dipende tutto. Dunque studiati davvero bene come giocartela al meglio, spiegando come da questa esperienza ne potrete giovare sia tu che l’azienda.
Infine, che dire… credici e provaci: ti garantisco che ti ringrazierai a vita per averlo fatto!
E tu, conoscevi le possibilità esistenti per chi vorrebbe prendersi un anno sabbatico senza lasciare il lavoro? L’hai già sperimentato di persona?
Fammelo sapere nei commenti, sarò felice di leggerti!
Un abbraccio volante,
Laura
Questo articolo ha 2 commenti
Causa Covid ormai sono 6 mesi che sono a casa, quindi in un certo senso si può considerare un mezzo anno sabatico dai 😛 scherzi a parte, questo articolo è molto utile per capire le condizioni in cui si può fare domanda. Brava! 🙂
Ciao Flavia, grazie mille!
Ti capisco, io come te sono stata costretta a diversi mesi di stop forzato.
Ma devo dire che (situazione lavorativa e sanitaria a parte) è stato bellissimo riconquistare un po’ di tempo per me stessa e i miei progetti… e come dici tu, è un po’ un assaggio di un’esperienza sabbatica 🙂